Prendere coscienza della propria soggettualità politica è ormai un passo obbligato che il mondo liberale e laico deve compiere con urgenza. Altrimenti, l’attuale momento di riscoperta della cultura laica liberale sarà il preludio di un saccheggio, non dello sviluppo.
Basterebbe cominciare dalle cose piccole ma significative. Ad esempio dall’impegno di non cadere più nella trappola di utilizzare parole come liberale, liberalismo,laico, congiuntamente a parole come conservatore, filoclericale, nazionalista, cattolico (o qualsiasi altra connotazione religiosa ). Le parole come liberale, liberalismo, laico, non possono essere poste in relazione politica, né come sostantivo né come aggettivo, con le altre parole elencate sopra o con parole consimili per il semplice motivo che questi due gruppi di parole sono politicamente del tutto antitetici.
Una simile commistione la fanno i nemici della cultura laica liberale oppure i suoi amici faciloni. I primi per calcolo, i secondi per quieto vivere, diffondono l’idea che il liberalismo può essere tutto e stare dovunque. Per loro il senso critico – che della laicità liberale è l’anima – sarebbe un optional polivalente, buono per ogni gusto o colore politico. E’ vero il contrario. Il senso critico è il fulcro di comportamenti politici laici. Se una parte politica non lo intende come decisivo, non sarà in grado di affrontare le questioni essenziali in una società mobile, individualizzata, al tempo stesso globale e localista. Potrà essere una parte democratica, ma non una parte laica liberale. Specie in Italia, ove la mentalità religiosa tende ad intervenire sempre più nelle questioni civili.
Qui sta il nocciolo della questione politica, per oggi e per domani. Solo il principio dello stato laico può far star meglio insieme i cittadini, cui chiede di essere concordi su poche cose: sul vivere la loro differenza, sul come dirimere le controversie e sul come assumere le decisioni in ambito pubblico. Senza che qualcuno pretenda di imporre agli altri il proprio modo di vivere e tantomeno la propria morale.