Sulla infibulazione (a Marco Demarco)

Egregio Direttore,

Quanto ha scritto Mary Sellani a proposito della versione edulcorata di infibulazione proposta dal Centro di Careggi (Firenze), è giusto nell¹idea di fondo di contrapporsi ad una pratica barbara, ma contiene alcuni aspetti da precisare per rendere questa contrapposizione ancor più efficace.

E¹ vero che questa polemica ha fatto emergere un problema serio connesso alla crescita fisiologica della multietnicità in Italia. Non è invece esatto né che la pratica della infibulazione abbia fondamento religioso né che la Regione Toscana abbia respinto l¹idea avanzata dal medico del servizio pubblico di Careggi.

L¹infibulazione, che per la cultura e l¹impianto costituzionale italiano è un reato, non deriva da norme religiose ricavabili dal Corano, come ha detto dell¹Imam Tantawi alla Conferenza del Cairo più volte citato da Emma Bonino. E¹ invece un rito di sottomissione della donna e di supremazia dei grandi clan familiari. Dunque, coinvolge i musulmani in Italia non come fedeli dell¹Islam ma solo come partecipi di una cultura irrispettosa di basilari diritti umani.

Ora, l¹infibulazione edulcorata del medico somalo dott. Abdulkadir può non essere un reato ( la cosa va verificata anche alla luce delle norme di cui si sta occupando il Parlamento ) ma pure così resta l¹omaggio a quella concezione di sottomissione della donna e di supremazia dei grandi clan familiari che contrasta assolutamente con i nostri valori e con i diritti civili dell¹individuo. Dunque una struttura pubblica non può impiegare mezzi (o addirittura fare campagne) a favore di una pratica di riduzione del danno che rafforza tradizioni incivili a carico di persone residenti o cittadine del nostro paese. Oltretutto, sconfessando nei fatti le lotte coraggiose di chi vuol far scomparire queste usanze barbare.

Peraltro, se l¹infibulazione edulcorata non fosse reato, sarebbero viceversa ammissibili associazioni private, composte da cittadini europei o extra europei, che intendessero liberamente impegnarsi per diffondere la riduzione del danno infibulazione ritenendola esigenza prevalente rispetto alla difesa dei valori e dei diritti del cittadino. Dovrebbero però farlo con energie e risorse proprie, senza il concorso di soldi pubblici. A parere dei liberali, quelle energie e quelle risorse sarebbero utilizzate meglio aiutando le lotte delle donne che si battono per far scomparire l¹infibulazione che è una catena dell¹arcaismo tribale, ma ognuno resta libero di fare le scelte che preferisce. Non così una pubblica istituzione che è vincolata al rispetto delle regole e dei diritti della convivenza.

La Regione Toscana, invece di respingere subito la proposta di Careggi – la sola posizione possibile per un¹Istituzione laica – ha preso tempo interpellando il Comitato Etico regionale. Così ha mostrato di avere idee assai confuse sui propri compiti ( sostegno al pluralismo non significa accettazione acritica del diritto di ogni cultura ai suoi valori, che è invece il multiculturalismo illiberale evocato da Vattimo), di essere pilatesca, di fare al Comitato Etico richieste fuori tema (perché non si tratta di questioni alle frontiere della scienza o di consulenza per una legislazione regionale). Evidentemente, l¹assessore e il Presidente hanno creduto, sbagliandosi, che l¹infibulazione fosse questione religiosa e sembra chiara la loro propensione a fare della fede un principio legislativo. Di certo , qualora la Regione Toscana adottasse la proposta del Centro di Careggi, si compirebbe un non insignificante passo indietro nella lotta senza fine per l¹emancipazione umana.

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