Caro Professore,
è davvero singolare la Sua ritrosia a rispondere restando al tema in discussione. Ora rinvia alla Sua produzione scientifica. Ma la discussione non è sulla Sua produzione scientifica. Di tutta evidenza le mie domande non si propongono certo di valutare le Sue capacità professionali (questione estranea alle mie competenze ) ma di individuare il fondamento politico ( e dunque di massima spiegabile ad ogni normale cittadino senza farlo passare dal gramsciazionismo ) delle sue apodittiche ossessioni a proposito della mia tesi, e cioè che chi è liberale non ha votato a destra almeno nel 2006. E Lei non può non convenire sulla legittimità delle mie domande, dal momento che è stato Lei a voler dare ( nessuno La obbligava) il giudizio politico che ha dato senza motivarlo in alcun modo.
Io non me la prendo, cerco solo di porre qualche argine agli sprechi di potenzialità liberali in un paese in cui il problema forse più rilevante è il buco di liberalismo politico-civile. Ho sempre pensato che Giannini fosse la metafora dei liberali disperati che, non riconoscendosi nella realtà, si rifugiano in uno scetticismo critico che non pensa a costruire. Ma io credo che questo non sia affatto un destino obbligato ( a ben vedere contraddice importanti caratteristiche del liberalismo). Ecco perché insisto nel chiederLe la ragione politica delle Sue apodittiche ossessioni. Lei conosce bene quale è la forza maturante del metodo dialettico, specie quando accoppiato a quello sperimentale. Dunque continuo a sperare in risposte pertinenti.