Caro Sorgi,
i Suoi articoli scandiscono lo svolgersi del dibattito politico con un realismo sconosciuto a diversi vostri dirimpettai. Quello di stamani lo conferma ma mi induce ad un’osservazione.
Proprio perché trovo esatto quanto Lei sostiene all’ultima riga del terzultimo capoverso (“bisognerà prendere atto che il Paese si salva – se davvero si salverà – con Berlusconi, e non senza di lui o con quel che potrebbe venire dopo di lui”), ed anche quanto scrive all’inizio del penultimo (“in punta di principio non c’è nulla, se non il voto contrario del Parlamento, che obblighi il governo a dimettersi. E non è neppure una prepotenza il fatto che Berlusconi voglia avvalersi fino in fondo di questo, senza mostrare sensibilità per l’aggravarsi del quadro economico del Paese”), mi pare non poco riduttivo il breve periodo successivo: “E’ un suo diritto”.
In primo luogo perché non si tratta solo e soprattutto di un diritto del Presidente del Consiglio bensì di tutto il paese, nel senso che è interesse precipuo del paese il rispetto delle procedure parlamentari (e una delle principali è appunto la questione della necessità di una maggioranza per cambiare governo) come ha più volte ricordato il Presidente Napolitano. In secondo luogo, per la conseguenza che ne deriva sull’a chi debba riferirsi il periodo successivo da Lei scritto (“al dunque, il problema vero non sta nella sua insistenza ad andare avanti, ma nel non dire cosa vuol fare”). Non è solo il Presidente del Consiglio a doverlo dire, ma tutti, innanzitutto l’opposizione ma anche le parti sociali (Lei ricorderà che Angeletti pochi giorni fa non ha sottoscritto il documento degli altri accusandoli di non avere la capacità di formulare neppure una proposta concreta in comune).
Per il vero Lei ha fatto riferimento in altre occasioni a questo aspetto. Ma credo sia il problema centrale per il Paese. Perché non ne parla in modo diffuso facendo vedere come sia indispensabile un preciso disegno alternativo al tran tran politico? E come questo disegno venga politicamente prima il cambio di governo e ne costituisca la motivazione? Altrimenti siamo di nuovo ai balletti di puro potere della prima repubblica.