Egregio Direttore,
purtroppo ho letto solo oggi il Suo fondo di ieri e dunque Le scrivo questa mia in ritardo. Me ne scuso ma desidero dirLe che Lei sostiene tesi nel complesso giuste ma, continuando a parlare del caso Berlusconi, finisce per cadere in una contraddizione strutturale.
Sabato scorso ho inviato come liberale una lettera aperta al sen. Berlusconi invitandolo a dare le dimissioni da senatore e a consegnarsi in carcere (NdA, vedi al 3 agosto). Se lo farà l’Italia farà un passo avanti, altrimenti sarà una conferma del Suo volere essere speciale. Peraltro – ed è qui la contraddizione interna del Suo articolo – ciò riguarda solo lui e non deve continuare a magnetizzare sul caso Berlusconi il confronto politico. Il principio profondo della democrazia liberale è la diversità di ogni cittadino e gli italiani non possono restare avvinti alla vicenda giudiziaria di uno di loro, anche se di assoluto rilievo nella politica di potere. Dunque, lui può fare quello che vuole con i diritti che gli restano, salvo evitare di rispettare la sentenza definitiva. Gli italiani, da parte loro – e in primo luogo tutti gli attori istituzionali – devono concentrarsi sui loro urgenti problemi relativi alla convivenza materiale.
Credo che i mezzi di comunicazione – in specie quelli più importanti come quello da Lei diretto – dovrebbero parlare solo di questi problemi concreti, senza farsi risucchiare in una discussione estranea all’azione di governo materiale. Se il PDL insisterà a parlare di Berlusconi, lo faccia in solitudine. Gli altri parlino di cose concrete per la vita dei cittadini. Se non lo faranno, avalleranno il dubbio che davvero l’obiettivo degli oppositori di Berlusconi, la sinistra in testa, sia farlo battere dai giudici rinunciando a batterlo politicamente con il voto. Questa strada i liberali continuano a rifiutarla, perché è distorta e oltretutto perdente.