Fondamentalismi all’italiana

Scritto per la rubrica Testimonianze della rivista NON CREDO n.28

D’abitudine si collegano al credere religioso ma ne incombono pure altri. A Natale, quello animalista  ha denunciato di falso la senatrice a vita Cattaneo (direttrice della Ricerca sulle staminali all’Università di Milano) per aver constatato: “metodi che non comportino l’utilizzo di animali, come simulazioni al computer o test su cellule, ci hanno sicuramente permesso di ridurre il numero di animali utilizzati e saranno sempre più in grado di ridurre questi numeri. Ma oggi, se vogliamo continuare a capire perché ci ammaliamo e come possiamo curarci, non possiamo rinunciare del tutto alla sperimentazione animale”. Negli stessi giorni, altri animalisti hanno ingiuriato una studentessa  di veterinaria, Caterina Simonsen, animalista affetta da quattro malattie rare, perché ha preso atto di essere ancora viva grazie alla ricerca, inclusa purtroppo la sperimentazione animale (“Puoi morire pure domani, per te non sacrificherei il mio pesce rosso”, “Se crepavi da bambina non fregava niente a nessuno”, “Magari tu fossi già morta: un essere vivente  di meno e più animali su questo pianeta”). A Befana l’estremismo animalista ha decorato Milano di manifesti minacciosi contro professori, farmacologi, ricercatori, indicati per nome. Fondamentalismi così ammorbano la convivenza. Sono l’ulteriore riprova che un risvolto terribile del credere è innescare la propensione a non esercitare nel tempo l’attenzione ai fatti e lo spirito critico.

 

 

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