La strada della XVIII legislatura è ancora molto lunga e tortuosa. Ma il primo chilometro ha rispettato con rapidità il voto del 4 marzo. Cosa positiva, si sia o no d’accordo sui risultati elettorali e sulle scelte in Palamento. Perché, di fronte ai problemi odierni, la cura inizia dal rispetto dei criteri della rappresentanza. Non rispettandoli, si taglia il legame con la sovranità del cittadino che è il solo cordone possibile per collegare le scelte del convivere alle decisioni di ciascuno invece che agli interessi dei potenti, siano elites, classi ideologiche, circoli finanziari, ambienti militari o consorterie varie.
Nella vicenda dei Presidenti delle due Camere, la cosa decisiva è che esprimano innanzitutto l’accordo dei due partiti frutto del cambiamento, che, pur diversi, hanno la maggioranza dei seggi. Procedure e tattiche appartengono al clima della rappresentanza per confrontarsi, purché l’obiettivo rimanga il come rispettare il voto elettorale. Invece, è emerso chiaro – al di là delle toppe cucite alla fine – che gli ambienti politici renzian berlusconiani non solo non hanno digerito il 4 marzo ma cercavano di impedirne la traduzione parlamentare. Purtroppo, insieme a loro, non poca informazione, scritta e tv, ha evocato scenari centrati sui vecchi partiti, nonostante del tutto minoritari alle Camere. Al punto che mentre il sen. Napolitano apriva i lavori del Senato illustrando la realtà – cioè che i partiti prima al governo avevano pagato la pratica dell’autoesaltarsi per risultati non percepiti dai cittadini – una notissima giornalista di sinistra, titolare di una rubrica tv pomeridiana in onda da anni, esaltava la mossa di Berlusconi nel chiedere una riunione di tutti i partiti, intitolandola “Berlusconi spacca i vincitori”. Secondo lei, le carte restavano in mano ai soliti, siccome, con la copertura renziana, Berlusconi avrebbe fatto le scelte. Non ha potuto farle, nonostante l’ira. Del resto, quasi tutti i giornalisti invitati alla 7 dalla mattina all’ora di cena negli ultimi giorni, sono apparsi increduli sul rispetto delle indicazioni per il cambiamento e sulla possibilità che il potere traslocasse. Anche loro sbarellando.
Nelle prossime settimane ci saranno le consultazioni per il governo. Sarà utile seguire un criterio analogo alle Presidenze. Le scelte spettano innanzitutto ai due partiti vincitori. Più convergenze ci saranno, più il paese avrà un indirizzo nuovo. L’importante è che i partiti indicati per cambiare – vista la cattiva prova dei predecessori di ieri e di avant’ieri – siano messi alla prova nei fatti, a partire da una legge elettorale trasparente. Ai cittadini valutare ed intervenire se necessario.