Caro Direttore,
siamo colpiti molto negativamente dall’articolo di Feltri “La bancarotta dei liberali”. E’ il tipico articolo di chi neppure conosce gli scritti dei personaggi citati. Definire liberalismo dirigista quello di Keynes e liberalismo liberista quello di Von Hayek, significa non avere letto né l’uno né l’altro ed invece essersi drogato con i pamphlet su quegli autori della pubblicistica della destra popolare degli anni ’90 che stupravano il termine liberale di continuo in un tentativo di affermare la validità dell’amata concezione di politica in quanto modello di potere ispirato all’utopia. Oltretutto è intellettualmente ridicolo dare ai liberali colpe che non possono spettar loro proprio perché nell’ultimo quarto di secolo sono stati pervicacemente tenuti ai margini dal mondo popolare e da quello democratico, del tutto in Italia e quasi. nella UE
L’articolo di Feltri fa danni al liberalismo (e dunque ai cittadini che ne avrebbero bisogno, oggi più che mai) e molti meno alla Stampa, perché qui è confutato da un altro pezzo, quello di Quirico, che, provenendo da chi difende da anni la causa dei migranti, ammette ed illustra i motivi per cui i nodi reali della vita non si sciolgono – o si sciolgono con molta maggior difficoltà e tempi lunghi – quando si battono le strade del dover essere e non quelle realistiche (il marchio dai liberali) dei meccanismi mirati che i cittadini diversi possano capire.
Ovviamente il nostro auspicio è che la Stampa si mostri nel complesso più attenta alla mentalità liberale. I Suoi articoli ne sono un esempio continuo che peraltro non può bastare se il clima del giornale va spesso fuori strada.
Cordialità
Raffaello Morelli, Pietro Paganini