La pandemia e i liberali

Alla fin fine, i principi cardine del metodo liberale  sono pochi. Sforzarsi sempre al passar del tempo per far sì che le regole del convivere attivino al meglio l’esprimersi del senso critico di ogni individuo cittadino nella sua diversità umana rispetto all’osservare i fatti della realtà, alle iniziative assunte dall’insieme dei viventi e ai risultati sperimentabili ottenuti. Con questi principi, noi qui intendiamo sviluppare un ragionamento  sulle reazioni che continuano a verificarsi in Italia riguardo la pandemia, a dieci mesi dall’averne avvertito il manifestarsi nel nostro paese.

Partiamo con un cenno rapido sulla natura del virus Covid19. E’ una creatura cellulare che ha l’unico progetto di replicarsi (con mutazioni casuali) albergando in organismi più evoluti e di trasmettersi passando da un ospite all’altro. Da quando è stato individuato, è riuscito a diffondersi molto velocemente in territori  sempre più estesi. Entra negli umani attraverso le mucose di bocca, naso ed occhi. Si installa nelle cellule sanguigne e passa nei polmoni. Di per sé è meno letale di varie altre infezioni, ma, facendo  funzionare meno gli organi infettati, rende molto più letali patologie pregresse di chi è infettato (con esiti limitati perché oggi esistono farmaci per la circolazione e apparecchi per la ventilazione polmonare). Del Covid19 sappiamo questo e poco più. Non sappiamo come si evolverà, né quanto potrà durare e tanto meno quale vaccino possa inibire il suo replicarsi (nel mondo ci sono moltissimi ricercatori ma non si hanno riscontri verificati quanto ad efficacia e a sicurezza).

In pratica ci troviamo a fronteggiare la pandemia Covid19 avendo sperimentato solo pochi rimedi precauzionali. Le mascherine  (che proteggono dall’infettare gli altri, dall’essere infettati e che vanno lavate prima del riuso), disinfettarsi le mani (o almeno lavarle con cura), il distanziamento individuale (di uno due metri), gli assembramenti in strada da evitare con cura, restrizioni alla circolazione. Sono tutti rimedi affidati ai comportamenti responsabili di ogni cittadino (visto che, afferma unanime un centinaio di scienziati di tutte le discipline, l’immunità di gregge ventilata all’inizio, non funziona perché costosa in termini di vite perdute e perché dura poche settimane, dato che il Covd19 è mutante).

Di fronte a questo stato di cose, vi sono, sui mezzi di comunicazione e tra i cittadini, troppe reazioni concitate e  per di più illiberali. Da parecchio tempo i mass media hanno l’abitudine frenetica di voler impressionare  chi li segue, piuttosto che di far riflettere sulla notizia. Quasi sempre è un errore, nel caso della pandemia è un pericolo per la convivenza.

Soprattutto in certe trasmissioni Tv, vengono presentati dibattiti tra scienziati o sedicenti tali che accavallano un diluvio di commenti e di previsioni senza un filo logico,  e confondono  il cittadino. Vien dato uno spazio spropositato alle diverse categorie di negazionisti, soddisfacendo la loro voglia di visibilità ma cacciando il cittadino nella trappola dell’ignoranza sul Covid19. In aggiunta, viene dato spazio anche al coro di chi, specie dall’opposizione ma non solo, denuncia a gran vocce il pericolo per la libertà costituito dalle indicazioni governative sulle pratiche precauzionali. Insomma è un sistema di comunicazione che produce false notizie e  induce in chi guarda, invece di riflessioni,  blocchi mentali e paura.

Ai liberali pare evidente – alla luce dei principi cardine detti all’inizio – che sia irrealistico pretendere di affrontare un fatto irrefutabile della natura (il Covid19) partendo dalle esigenze dello strumento principe trovato dall’umanità per convivere meglio, la libertà del cittadino. I fatti reali vengono prima delle costruzioni umane, delle quali sono la precondizione, e non viceversa. Tanto più in materia di salute del cittadino, quando la libertà individuale  ancor più  riguarda ognuno dei cittadini.

I liberali riconoscono senza difficoltà che  può esserci chi è convinto che il Covid19 sia un’invenzione delle multinazionali della finanza e dei farmaci, che le mascherine siano dannose alla salute respiratoria, che il distanziamento, la disinfezione, il divieto di assembramento e le restrizioni alla circolazione, siano riti finalizzati a restringere la libertà personale e dare potere al Governo. Ne ha tutto il diritto. Però, dal punto di vista liberale, queste persone possono essere negazioniste solo nel loro convincimento. Infatti, siccome  non hanno riscontri fisici nel mondo (finché non saranno in grado di provare il contrario, la pandemia è un fatto reale non un complotto), nei comportamenti di vita i negazionisti debbono arrendersi alla constatazione che il contagio non riguarda solo loro stesse ma tutti gli altri che possono venire da loro contagiati (e il Covid19 ha una forte capacità di diffondersi).

Inoltre, i liberali sono ben consapevoli che la chiusure di varie attività economiche crea ai gestori  problemi anche drammatici e che la chiusura delle scuole presenta delle controindicazioni didattiche di rilievo. Fermo restando, dal punto di vista liberale, che le problematiche non si risolvono anteponendo alla salute le esigenze delle attività economiche e di quelle didattiche. Anche in questi settori, sono ineludibili precauzioni contro il Covid19 decise dalle istituzioni in modo  equilibrato.  

In generale, la libertà del cittadino è un punto centrale del liberalismo, ma non intesa quale teoria di un libro sacro statico. E’ uno strumento concreto per seguire l’evolversi degli avvenimenti ed il passar del tempo con l’obiettivo di scegliere le cose da fare nel convivere. Dunque, la libertà di ogni cittadino non è avulsa dalla libertà degli altri. Non si può evocare la libertà dei propri interessi quando sono in ballo le libertà degli altri di non essere contagiati (e non si è in grado di provare sperimentalmente che il contagio è un’invenzione complottista).  

Infine, i liberali sono consapevoli che l’evoluzione non si basa solo sugli umani. Che il vivere è pieno di difficoltà e di pericoli, che il Covid19 è una rarità non prevedibile  con esattezza ma non impossibile con cui si dovrà coabitare,  che la maniera dimostratasi nell’esperienza storica più adatta ad affrontare le difficoltà è affidarsi, per decidere gli indirizzi di fondo del convivere, ai cittadini individuo e ai loro conflitti secondo le regole.

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