Un nodo da sciogliere

Ogni giorno, la vicenda Presidenza del COPASIR ci pone un quesito. La vita istituzionale è regolata dalla legge oppure dalle interpretazioni di legulei in nome di amicizie di potere senza riscontri legali? L’interrogativo non è nuovo (celebre l’ ironico aforisma del grande liberale Giolitti, “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”) ma, dopo oltre un secolo, speravamo non si riproponesse per un organo di garanzia.

I fatti. In questa legislatura, all’epoca del Conte I il Presidente COPASIR era del PD all’opposizione. In seguito, all’epoca del Conte 2 (ottobre ‘19), essendo il PD entrato al governo e la Lega passata all’opposizione, il Presidente è divenuto Volpi, Lega, ex sottosegretario alla Difesa. Oggi Volpi, di nuovo in maggioranza, non si dimette adducendo un presunto precedente. Quello di D’Alema alla fine del 2011 con il governo Monti.

La scusa per il rifiuto è insussistente. Perché, D’Alema si dimise da Presidente Copasir, essendo il Pd entrato in maggioranza. Ma il Popolo della Libertà convinse la Lega (smentendo il suo capogruppo), che, eleggendo Maroni alla Presidenza Copasir, avrebbe dovuto rinunciare a Giorgetti Presidente della commissione Bilancio. E così, mancando alternative, restò D’Alema. Ma, a parte la scusa insussistente, la pretesa del leghista Volpi viola platealmente la legge 124 del 2007.

L’art.30 istituisce il COPASIR quale garanzia. Perciò il comma 1 stabilisce che è “composto da cinque deputati e cinque senatori, nominati entro venti giorni dall’inizio di ogni legislatura dai Presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni” . Dopo vengono i commi 2 e 2bis nei quali si specificano i compiti del Comitato. Segue il comma 3 sull’Ufficio di Presidenza, che al secondo periodo impone: “Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione”. Dunque è fuor di dubbio che la Presidenza del COPASIR spetti all’opposizione non in base al galateo parlamentare bensì per legge.

Ora è già censurabile che un deputato violi le garanzie (ancor più con l’ avallo del suo Segretario, che definisce la cosa beghe di poltrone e afferma di esser disposto a cederle, senza però farlo). Ma è gravissimo che i due Presidenti delle Camere, cui si è rivolta l’unica opposizione al governo Draghi, scrivano una lettera elusiva della legge in più passaggi. Usiamo il plurale perché le firme sono due. Ma Fico , laureato in Scienze delle Comunicazioni, ha la sola colpa di aver assentito. La responsabile della lettera è la Casellati, avvocato, parlamentare di lungo corso, al CSM per oltre tre anni. Dunque espertissima.

Ebbene, nella lettera è scritto che “i presidenti degli organi parlamentari non possono essere oggetto di revoca” e che ” non sussistono i presupposti giuridici per un intervento di tipo autoritativo delle presidenze delle camere”; e che “allo stato attuale il comitato può operare nella pienezza delle sue funzioni”. La giustificazione di tale assurdità sarebbe che il requisito per cui “il presidente del comitato va eletto tra i gruppi di opposizione, è collocato al momento della formazione del comitato” e che non c’è “alcuna ipotesi di decadenza dalla carica del presidente”. Insomma, il criterio garantista della legge non varrebbe per l’intera legislatura ed un’ampia maggioranza potrebbe agire come vuole. Però lo dice la Casellati nell’interesse del centro destra, perché per il Segretario PD “le regole, soprattutto quelle di garanzia, vanno rispettate”.

Auspichiamo che la questione si risolva in base alla legge e non secondo i sofismi di chi pratica l’ironico aforisma di Giolitti. Intanto la Presidente Casellati ha dimostrato ancora ­– dopo l’inerzia verso il lobbismo estero del sen. Renzi – di non avere la mentalità equilibrata e rigorosa necessaria per aspirare alla Presidenza della Repubblica.

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