Il futuro UE nel segno dei Trattati di Roma

Modifiche proposte dai LIBERALI ITALIANI al documento predisposto da Critica Liberale in vista degli Stati Generali del Liberalismo del 13 -10- 23

CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA

CON GLI INDIRIZZI INIZIALI DEI TRATTATI DI ROMA

DALL’EUROPA DEI GOVERNI ALL’EUROPA DEI CITTADINI –

ALL’INTERNO DELL’UE UN’AREA DI PAESI UNITI IN UNO STATO FEDERALE DEI CITTADINI

PREMESSA

I nazionalismi nel ‘900 hanno provocato indicibili tragedie, facendo precipitare l’umanità nel suo punto più basso.

Il fanatismo e l’egoismo scaturiti nello spazio geopolitico europeo a causa di quello che Einaudi giudicava «l’immondo idolo dello stato sovrano» hanno portato per due volte gli stati europei a distruggersi tra di loro, con milioni di morti e l’annientamento di ogni etica pubblica e privata.

Da questa constatazione, recuperando i valori fondamentali della critica e della libertà per tutti, alcuni spiriti illustri concepirono il disegno necessario, ancor prima che ideale, dell’unità europea.

E le istituzioni di quella che è divenuta l’attuale Unione Europea nacquero, alcuni anni dopo il secondo conflitto mondiale, da uno sforzo di cooperazione e di rinuncia parziale a un bruto perseguimento dell’interesse nazionale, lungo la strada del coinvolgere i cittadini a cominciare dalla loro quotidianità economica.

L’accordo fu perseguito dalle componenti più avanzate delle tre grandi tradizioni di cultura politica del continente, liberalismo cosmopolita, socialismo internazionalista e popolarismo universalista.

La formazione dell’Europa unita  è stata però lentissima, mai realizzata pienamente e dopo 35 anni sostanzialmente abbandonata con il prevalere degli interessi nazionali e in anni recenti di fatto travisata, con la riduzione dell’idea dell’unità europea a semplice conglomerato di stati rappresentati dai loro governi.

Gli Stati Uniti d’Europa devono essere ben altra cosa: il riconoscimento di una  identità condivisa fondata storicamente sui valori nati e cresciuti in seno ai paesi europei, ben rappresentati dalla divisa della libertà, dell’uguaglianza dei diritti  e della fratellanza, che hanno fatto del popolo europeo l’antesignano di modelli di vita fondati sui diritti dei viventi e sulla conseguente creazione e distribuzione di un benessere che non ha storicamente uguale.

In Europa è poi sorta una nuova cultura politica: l’ambientalismo, che ha richiamato le “culture classiche” ad una cosciente responsabilità nei confronti del Pianeta e delle generazioni future.

Il tradimento di questi ideali soffocato dalla pratica di governo burocratica ha provocato come reazione, anche all’interno dei paesi UE, la rinascita dell’immondo idolo nazionalista, che, come una metastasi, sta provocando caduta di valori, messa in discussione e svuotamento della stessa democrazia, invasione della incultura di massa, miseria crescente, prevalenza del ventre sulla mente, risorgenza del razzismo.
Il neonazionalismo, il sovrainnesto, sono logicamente, storicamente e politicamente la contraddizione di una Europa davvero unita imperniata sul cittadino.

Liberalismo, socialismo, ecologismo e popolarismo oggi in Europa hanno un dovere storico: allearsi per creare davvero uno Stato Federale del cittadino come esempio per il mondo e come antidoto alle metastasi crescenti di populismi lontani dai conviventi.

Come fare? Non c’è tecnicismo a Trattati invariati che consenta la piena inversione di marcia.

Serve una ripresa dell’iniziativa politica, schiettamente e coraggiosamente politica, per definire nuove regole capaci di rianimare lo stanco tessuto di regole di una Unione senza più né anima né forza, prigioniera delle burocrazie.
Un’alleanza politica che nei prossimi mesi  contrapponga un vero disegno all’avanzata della demagogia nazionalista , si liberi delle burocrazie e nei rapporti internazionali, sia paladina della libertà negli scambi senza confonderla con quella cui si pretende di far svolgere un ruolo imperiale.

QUATTRO PUNTI CHIARI ESSENZIALI:

1. Bisogna avere il dovere e il coraggio di dichiararlo: il disegno iniziale è stato reso impossibile da regole che rendono difficili, se non impossibili mutamenti strutturali e hanno indebolito ogni capacità decisionale.
È poi intervenuto un allargamento ad altri paesi che ha tenuto conto di interessi geopolitici ed economici che erano e sono non sempre compatibili col disegno culturale e politico che era e deve essere alla base dell’Europa unita.
Ciò ha provocato una perdita di peso dell’Europa e una sua sempre maggiore irrilevanza politica ed economica nel passaggio sul pianeta da due poli a uno e ora a un policentrismo molto conflittuale che sta aggravando le tentazioni imperialistiche e nazionalistiche.
La strategia di un ulteriore allargamento, anche se ancora indeterminato nel tempo, accresce definitivamente l’impossibilità di un’Europa unita.
Non si può più far finta di non saperlo.

2. Occorre che all’interno della UE i cittadini europei si esprimano per formare uno stato con istituzioni federali, fondato sullo stato di diritto liberal-democratico, che abbia un’unica cittadinanza, moneta unica, fiscalità unica, e voto a maggioranza e democrazia sovranazionale , ponendosi l’obiettivo dell’unicità di bilancio, di politica estera, di sicurezza.
Lo stato federale sarà composto dai paesi all’interno della UE che avranno deciso positivamente , con un unico referendum dei propri cittadini, per un tragitto politico che porti rapidamente a una costituzione per un unico stato federale, che come già avviene per la Zona euro convivrà con i paesi che non avranno accettato questo progetto.

3. I nuovi gruppi nel Parlamento europeo dovrebbero essere la rappresentanza di veri partiti europei, e i rispettivi partiti nazionali dovrebbero essere solo diramazioni di quelli.
Ciò comporterà la destrutturazione dei gruppi politici oggi esistenti, che costituiscono un coacervo di potere che contiene al suo interno rappresentanze politicamente assai disomogenee.

4. Occorre portare come primo punto nel dibattito preelettorale e nella propria agenda politica la contrapposizione non più tra sovranità ed europeisti, ma tra sostenitori di questa Unione inefficace e Unione dei cittadini.
Senza una vera iniziativa l’Unione dei cittadini, che innalzi aspettative, visione politica, impegni programmatici seri, declinati in diritti di libertà e di democrazia per tutti, e perciò finalmente comprensibili , le prossime elezioni europee del 2024 non potranno che essere l’occasione del trionfo dei nazionalismi. Il cui passo successivo, come la storia ci insegna, sarà quello di inasprire le relazioni reciproche e ridare corso all’eterna guerra europea.
Come abbiamo constatato nessuna conquista di libertà,  di pace e di civiltà è raggiunta per sempre. Gli eunuchi del senso comune se ne facciano una ragione, e scelgano finalmente tra  UE  dei cittadini e barbarie.
La creazione di uno Stato Federale Europeo, forte e compatto, è l’unica possibilità, per il nostro pianeta, di riportare un equilibrio geopolitico atto a limitare altre guerre e a consentire le condizioni per una stagione di progresso planetario che sappia affrontare seriamente le emergenze del cambiamento climatico e dell’emigrazione di massa.

Il campo innovatore a cui appartengono i socialdemocratici, i liberali ed i verdi che governano attualmente insieme in Germania, Belgio e Lussemburgo ma che potrebbe aprirsi ai popolari contrari ad un accordo di centro-destra e alla sinistra europeista,  dovrebbe promuovere una comune alleanza politica per un sistema europeo  rinnovato – in contrasto con il testo originario del Trattato di Lisbona che prevedeva un collegio di diciotto membri – in cui si è stabilito che il collegio sia composto da un commissario per paese e che la lista dei membri della Commissione sia adottata dal Consiglio “di comune accordo con il Presidente eletto” della Commissione.

Il programma minimo è presto detto.

Rovesciare le politiche comunitarie passate e sciogliere tutte le contraddizioni oggi tollerate. E farlo presto:

a) Abbandonare il metodo degli Spitzenkandidaten che costringerebbe ogni famiglia politica a presentare un suo candidato e scegliere piuttosto la via di un candidato consensuale alla Presidenza della Commissione europea nelle riunioni dei leader socialisti,  liberali  e verdi  che precedono i vertici del Consiglio europeo riflettendo anche sull’ipotesi di una unificazione delle presidenze europee (Commissione e Consiglio europeo)
b) Definire le priorità comuni per la prossima legislatura europea da sottoporre al Presidente scelto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo come condicio sine qua non per eleggerlo in assemblea. In sintesi tali priorità sono lo stato di diritto, lo spazio di libertà e giustizia che metta al centro  il cittadino individuo collegando le politiche quotidiane con i valori  condivisi. Vale a dire, la fiscalità, il bilancio federale, un piano Nord-Sud, il welfare europeo, un nuovo trattato  per la cooperazione e la sicurezza in Europa. Ed insieme il far condividere la cura del clima ai cittadini, diffondendo le azioni volontarie – e non l’attitudine dirigista – onde prevenire e controllare l’inquinamento in termini scientifici, e preservare costantemente l’ecologia ambientale; il non dettare norme sulla qualità del cibo confondendo l’informazione delle caratteristiche salutari con una sorta di moda nelle forniture dei servizi al pubblico, il non avere la pretesa  di sviluppare un programma educativo standard dal sapore dirigista per stili di vita sani,  lo stabilire norme sanitarie minime a livello dell’UE e il prevedere competenze condivise tra UE e Stati, il gestire un efficace sistema sanitario pubblico diffuso e il vigilare sul corretto funzionamento territoriale sia delle iniziative pubbliche che del valore sanitario delle strutture private,  ruoli complementari ma essenziali per far sì che il cittadino europeo usufruisca della migliore assistenza nelle cure sanitarie;  l’assicurarsi che tutti i cittadini dispongano dei mezzi minimi di sopravvivenza (perché mentre la povertà costituisce un evento ineliminabile tra le difficili sfide del vivere, i mezzi minimi di sopravvivenza sono l’ultimo confine per mantenere la vitalità e la capacità di esprimersi quale cittadino) e dunque garantire il reddito universale  ad ogni  europeo, il quale non disponga almeno di un reddito pari ad un importo prefissato dal Parlamento, che è il confine di sopravvivenza (ciò per allargare il più possibile il numero di cittadini in grado di esercitare il proprio senso critico a disposizione dell’intera convivenza UE), e insieme far sì che il salario minimo (i cui parametri saranno superiori all’importo confine del reddito universale) serve a garantire una vita dignitosa, rispetto al costo della vita e alle retribuzioni più alte e perciò a  favorire un rapporto equilibrato senza privilegi di posizione, tra lavoro prestato e il suo costo sostenuto dal datore di lavoro, un equilibrio alla base dell’iniziativa economica aperta nella UE.
c) Presentare alle elezioni europee candidati comuni come membri della futura Commissione europea ribadendo nel Consiglio europeo e nel Consiglio il sostegno al metodo delle liste transnazionali
d) Condividere il progetto del superamento – prima delle nuove adesioni all’Unione europea – del Trattato di Lisbona proponendo di seguire il metodo democratico costituente al posto del metodo paralizzante intergovernativo e ribadendo la centralità della collaborazione fra Parlamento europeo e parlamenti nazionali anche attraverso la convocazione di “assise interparlamentari” come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990 su suggerimento di François Mitterrand
e) Rilanciare l’idea presentata nelle Conferenza sul futuro dell’Europa di un referendum pan-europeo per la ratifica di un nuovo Trattato di natura costituzionale.

Su questa base facciamo appello alle organizzazioni rappresentative della società civile e a tutti gli elettori affinché sostengano nella campagna elettorale europea i partiti che avranno condiviso il programma qui esposto affinché questo campo possa conquistare la maggioranza assoluta nella nuova assemblea e condizionare con il voto dei suoi eletti l’agenda e la composizione della Commissione europea.
Così facendo si introdurrebbero nella campagna elettorale europea gli elementi di un vero dibattito e di una vera alternativa fra l’immobilismo sovranista e l’innovazione federalista dei cittadini.

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