In memoria di Nicola Del Basso

Nicola Del Basso è stato un infaticabile cultore dei principi della libertà, degli episodi chiave che ne hanno segnato la storia e dei personaggi di grande rilievo che in periodi diversi ne hanno promosso la concreta applicazione. Infaticabile soprattutto nel diffondere la conoscenza  di questi principi, di questi episodi e di questi personaggi, riprendendo infine il metodo peripatetico del conversare a passeggio  riflettendo e ragionando.

Lo ha fatto fin da giovane nei tardi anni sessanta. Iniziò prendendo parte attiva alla politica nella Gioventù Liberale di Benevento all’epoca del PLI di Malagodi, che, opponendosi al centro sinistra, per la prima volta nella repubblica  aveva mostrato che l’opposizione non antisistema integra la democrazia libera e la distingue. Della GLI fu Segretario Provinciale. E sulla linea della tradizione di Giovanni Amendola e di Raffaele De Caro contraddistinta da un liberalismo dinamico nel sostenere la libertà civile, fu nel 1968 tra i sostenitori della rielezione alla Camera di Gennaro Papa, e all’inizio degli anni ’70 tra i promotori della prima Radio libera beneventana. Nel 1972 divenne il Segretario Particolare del Sottosegretario all’Industria on. Papa  .

Dal praticare i principi della libertà, Nicola Del Basso traeva una naturale cautela nell’agire politico. Una cautela aliena sì dall’imporre una visione, come invece fanno le ideologie o le religioni, ma non per questo meno sensibile al percepire il formarsi nel tessuto del convivere dei nodi di illibertà. E dunque, nel caso specifico della società che era il PLI del periodo centrale degli anni ‘70, non meno sensibile all’avvertire il progressivo crescere della incoerenza con il liberalismo aperto.

Guidato da tale attitudine, Nicola entrò a livello di Partito nella minoranza contrapposta alla maggioranza Malagodi, Bignardi, Badini Confalonieri, Brosio , per poi divenire nel 1975, al Congresso GLI di Salsomaggiore,  uno degli degli avversari di punta della linea di destra giovanile prevalente negli ultimi anni. A partire da Salsomaggiore, le minoranze PLI riuscirono prima a bloccare lo scivolamento dell’intero Partito su posizioni incoerenti con il liberalismo e poi, nei successivi nove mesi, a completare il rinnovamento del PLI con il cambio di Segreteria e l’elezione di Zanone nel 1976.

Nel quindicennio successivo, Nicola Del Basso, ormai maturo, proseguì nell’opera di fattivo sostegno ai principi di libertà civile, lavorando attivamente quale esponente del PLI , a livello italiano quale membro del Consiglio Nazionale e a Benevento quale dirigente provinciale e poi Segretario PLI. Sempre mantenendo il deciso sostegno ad un’azione liberale volta a mantenere fluidi i meccanismi dei rapporti interindividuali dei cittadini. Perché Del Basso era ben certo che la libertà dei cittadini è inseparabile dall’esistere di un’istituzione pubblica che ne stabilisce le regole e che le aggiorna, affidandosi ogni volta alle valutazioni e alle scelte dei suoi conviventi, periodicamente reiterate.

Dopo lo scioglimento del PLI e la caduta della prima repubblica nel 1994, Nicola Del Basso manifestò di nuovo l’attitudine alla cautela nell’esaminare il quadro politico in essere. Non formulò a priori un giudizio negativo contro la discesa in campo di Berlusconi , ma ne osservò i comportamenti nella loro concretezza. Da questi finì per giungere alla conclusione che, al di là dei suoi meriti in sede privata, Berlusconi non aveva la qualità di politico fautore di effettive strategie a favore della libertà civile. Non era un liberale.

E così Nicola Del Basso, nel suo Sannio, continuò ad essere costantemente presente con frequenti  iniziative pubblicistiche e culturali, che, dai primi anni duemila, lo hanno mantenuto sul proscenio dell’impegno per la libertà. E di cui gli scritti contenuti nella presente pubblicazione sono un esempio significativo, proprio perché vertono con efficacia sui caratteri rilevanti dei principi di libertà civile. Ripartibili in tre gruppi: ricordo in chiave critica del passato, risalto al ruolo del cittadino libero, richiamo alla necessità di continuo sostegno ai principi.

Il primo gruppo. La libertà civile ricorda la storia inquadrandola in precisi giudizi critici sugli attori, sugli avvenimenti e sulle conseguenze di ciascun episodio e dei periodi nel complesso. Nella pubblicazione degli articoli di Del Basso vengono trattati tre casi.

Le due decisioni funeste  seppure con esiti differenti, di entrare in guerra nel 1915 e nel 1940. Nei suoi due articoli, Del Basso ripercorre con pochi tratti i rispettivi quadri cui il nostro Paese andò incontro. In apparenza assai diversi, ma ambedue accomunati da disegni emotivi nella strategia politica e da impreparazione in termini militari ed economici, che finirono per danneggiare il Paese.

Il 24 maggio 1915, il governo Salandra, voluto dalla Corona la quale da mesi manovrava intensamente per compiacere gli interventisti che manifestavano nel paese con l’appoggio della grande stampa, di poteri economici (inclusi numerosi ambienti cattolici  in dissenso con il Papa) , massoneria, minoranza socialista, notissimi letterati e futuristi, pose fine al neutralismo e dichiarò guerra all’Impero Austriaco, nonostante che dieci giorni prima  quattro quinti dei parlamentari avesse platealmente ossequiato Giolitti che era favorevole al restare neutrali.

Nel suo articolo Del Basso non dettaglia le fasi del conflitto (che fu vinto sul campo solo dopo la sostituzione del gen. Cadorna, ossessionato dalla strategia delle offensive a prescindere, con il gen. Diaz di gran lunga più attento alle reali condizioni dei soldati e degli armamenti), ma giustamente sottolinea l’inutilità della vittoria (l’Italia avrebbe ottenuto lo stesso, attraverso trattative politico- diplomatiche con le potenze vincitrici, i territori storicamente italiani abitati da popolazione italiana, quali il Trentino e la Venezia Giulia) e oltretutto si sarebbe risparmiato il regalo del fascismo, prodotto dai profondi disagi economico sociali creati dalla guerra e dall’esaltazione irredentista.

Il 10 giugno 1940, Mussolini decise di entrare nella seconda guerra mondiale convinto che Hitler fosse a poche settimane da una trionfale vittoria in Francia e che perciò l’Italia avrebbe partecipato alla divisione del bottino senza troppa fatica. Questo calcolo dissennato, ribadito in pochi mesi da ulteriori avventure in Albania, in Grecia, in Slovenia e poi dal dichiarare  guerra agli Stati Uniti e all’URSS, ha fatto del 10 giugno 1940 la data più sciagurata della storia moderna italiana,  perché – oltre ad una serie di altri guai  – ha causato la divisione del Paese in una guerra civile dagli effetti persistenti nonché l’emergere di forse politiche non liberali e illiberali, estranee alla mentalità liberale. Va ricordata la profezia di Giolitti nella primavera del 1915: “La guerra potrà trasformarsi in un danno anche riuscendo vittoriosa”.   

Il terzo richiamo ai ricordi della storia è la questione delle foibe (amplissime cavità tipiche dei terreni calcarei, soprattutto del Carso) che fino al 2004 è stata volutamente ed in mala fede,  rimossa dalla memoria storica italiana.  Poiché si trattava dell’uso crudele e criminale  che ne fecero i partigiani iugoslavi del maresciallo Tito , i quali, sullo scorcio del seconda guerra, vi massacrarono migliaia di italiani (e anche sloveni e croati) , non solo fascisti e collaborazionisti, ma anche cittadini comuni e persino partigiani non comunisti. Le vittime veleggiano verso le 10000.  Commenta Del Basso, una vera e propria pulizia etnica. Il tema delle foibe  da spunto ancor oggi ad accese polemiche, per il motivo che il conformismo totalitario preme per nascondere la verità all’insegna di un presunto bene delle classi subalterne contrarie alla libertà borghese.

Il secondo gruppo degli articoli. Il risalto al ruolo del cittadino nei caratteri dei principi di libertà, Nicola del Basso lo pone in evidenza nei suoi articoli qui pubblicati, trattando delle dittature, dell’offensiva contro la cultura laica e delle celebrazioni del 25 aprile e del XX settembre.

Sulle dittature, Nicola Del Basso scrive parole definitive: “lottare contro tutte le dittature, quelle vecchie, sconfitte e fallite, e le nuove sempre più emergenti (…quali il fondamentalismo islamico), come la dittatura della maggioranza”. Naturalmente definitive per chi è liberale davvero. E incardinando la libertà sulla diversità, quella diversità che spiega perché occorre aborrire la dittatura della maggioranza. Che fa capire anche perché Nicola faccia bene a criticare di passaggio “il contrastare la dittatura del relativismo”, in quanto è la tipica espressione dei deterministi i quali non vogliono il relativismo non volendo (senza dirlo)  gli individui e la loro diversità.

Sull’offensiva contro la cultura laica, Nicola Del Basso è icastico. La definisce   “intollerante” e richiama  “il presidio della laicità dello Stato a garanzia dei diritti civili “ . Concludendo che “la libertà individuale è un principio che nessuna piazza può mettere in forse”.

Sulle celebrazioni del 25 aprile e del XX settembre, gli articoli del nostro Nicola ammoniscono che non devono ridursi a retorica. E ricordano che la tentazione della violenza risolutiva insidia tuttora il campo della libertà “soprattutto attraverso un fondamentalismo di tipo medievale” che si manifesta anche attraverso la coartazione morale. Quanto al XX settembre, rimane  la distinzione irrinunciabile tra temporale e spirituale, tra Stato e Chiesa, a fondamento del “primato civile dello Stato di diritto, rispettoso di ogni fede ed anche dei non credenti”. La celebrazione di queste date devono spingere ognuno a riflettere sulle mete raggiunte e su quelle da raggiungere

Il terzo gruppo degli articoli di Del Basso consiste nel richiamo al continuo sostegno dei principi di libertà. Non è una banalità, dato che anche troppi liberali sorvolano. Sono succubi dei retaggi di chi, siccome illude che il mondo che sia perfetto ed eterno, consiglia di restare nel proprio guscio coltivando ciò che abbiamo e le proprie certezze.  Ebbene è indispensabile impegnarsi ovunque quotidianamente, e talvolta anche nelle piazze, per dar sostegno alla libertà individuale e alle formazioni sociali in cui si manifesta. Perché non sono un destino, vanno costruite.

Inoltre, c’è anche un’altra esigenza permanente per i principi di libertà. Trovandoci in una democrazia in cui le scelte le fanno i conviventi attraverso  il  giudizio elettorale, è essenziale che funzioni la libertà di stampa per assicurare ai conviventi la conoscenza degli avvenimenti sui quali debbono poi scegliere. Da rilevare che nel nostro paese, purtroppo, mentre la libertà di stampa  sussiste, il suo esercizio da parte di editori e giornalisti non è oggi abbastanza accurato. 

Beninteso, tracciare i principali caratteri della libertà, non li rende statici. Nicola Del Basso non dimenticava che la libertà non solo è individuale, ma che è intersecata in modo organico con la diversità di ciascuno. Del resto, il suo spirito cauto nell’osservare la realtà, costituisce una forma di rispetto importante della brulicante diversità insita tra gli umani e nell’ambiente intorno. E in maniera analoga, anche il legame profondo con il territorio di Benevento era una forma di libertà individuale, perché equivaleva a riconoscere le proprie radici quale garanzia del rapportarsi con i conviventi in territori più vasti. 

Ricordare Nicola Del Basso è senza dubbio qualcosa di dovuto non solo a Benevento. Magari non si è soffermato sullo svilupparsi concettuale del liberalismo, che pure è fisiologico, ma nel diffondere la pratica dei principi chiave della libertà è stato un primattore e lo resta.  

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