Intervento al Convegno “quanto e come la conoscenza della storia aiuta il progresso sociale” organizzato dal Comitato per il Risorgimento a Livorno, Bottini dell’Olio, il 13-14 ottobre 2023
Il Circolo Einaudi ringrazia il Comitato Risorgimento per l’invito a “Quanto e come la conoscenza della storia aiuta il progresso sociale”. Un invito che apre al confronto tra posizioni distanti, dato che noi liberali, basandoci sull’esperienza, attribuiamo alla conoscenza ben altra funzione. Conoscere la storia non indottrina, bensì sviluppa lo spirito critico del cittadino. La sua finalità non è aiutare un supposto progresso sociale bensì formare il cittadino nella propria diversità di singolo, quanto a cultura ed esigenze, per renderlo capace di affrontare le sfide che sorgono ogni giorno. Insomma, di essere coerente facendo qualcosa per il Paese, non a parole.
E’ il compito imposto dall’esperienza. Essa ha mostrato che la conoscenza del mondo non si ottiene seguendo i libri sacri religiosi od ideologici, ma imperniandosi sul cittadino che osserva con cura costante le cose e fa altrettanto quando agisce materialmente. Si attiene ai risultati dell’azione e, se non incidono sul problema affrontato, modifica l’azione oppure l’abbandona. Mai pensa che l’errore stia nel risultato . Inoltre, da un simile impegno a conoscere, trae un’ulteriore conoscenza. Quella che un cardine della vita è il ruolo del tempo che passa. Nel complesso, l’esperienza ribadisce stabilmente – e la scuola deve diffonderne la consapevolezza – che il metodo più adatto, per governare la convivenza al meglio, è affidarsi al cittadino adottando tre criteri: la libertà nelle relazioni pubbliche e private, l’individualismo responsabile, la differenza reciproca tra gli individui. Tutte cose estranee all’adorare i testi sacri, al seguire le elites e non surrogabili con concetti ben diversi se non opposti, tipo l’amicizia indistinta, l’uguaglianza oltre i diritti o addirittura le idee imposte del futuro prestabilito.
La scuola ha il compito non di predisporre al sognare, ma allo stare con i piedi per terra. Il divertirsi è da millenni un’aspirazione umana fisiologica, ma nell’immediato distrae dalla durezza della vita, suscita emozioni irriflessive ed in prospettiva fa sognare l’irreale. Stare con i piedi per terra significa ricercare sempre risorse e cibo necessari al vivere. Accettando di doverlo fare, allenandosi fin da giovani ad esprimersi nel lavoro, che è il viatico per acquisire i mezzi del vivere, impegnandosi – ciascuno a suo modo – ad insistere nel conoscere sperimentando, senza mai confondere l’indispensabile spirito critico nel valutare ogni situazione con l’intento disfattista di giudicare tutto sbagliato o con il mito della lotta di classe (che blocca il conoscere). L’intreccio permanente della vita con il tempo, obbliga la scuola ad insegnare un punto chiave: il mondo reale è probabilistico e dunque la conoscenza non è definitiva, è ampiamente provvisoria. Il determinismo appartiene solo ai testi sacri.
Per tutto questo, il compito della scuola non è seminare certezze che non esistono né educare famiglie. E’ spingere gli studenti cittadini ad esercitare nel conflitto democratico il proprio spirito critico individuale, l’effettivo motore del cambiamento per sciogliere i nodi vitali. Il cambiamento – a differenza della rivoluzione che del potere cambia i gestori ma non i meccanismi veri – è la via coerente per evolvere migliorando le condizioni della quotidianità e della crescita socioeconomica. Un compito così non richiede una scuola buonista. Don Milani, un prete attento alla concretezza (nonostante assai equivocato), ammonì “vi siete illusi di poter fare una scuola democratica. E’ un errore. La scuola è democratica solo nel fine, cioè in quanto costruisce nei ragazzi i mezzi della democrazia”, o nel linguaggio liberale, i mezzi della libertà che della democrazia è l’origine. Tra i mezzi della libertà, in coerenza col legame al mondo, spicca il nesso con il territorio vissuto, le sue caratteristiche e il suo possibile utilizzo. L’area di Livorno si caratterizza per il clima assai favorevole al soggiorno umano turistico e per l’unica risorsa a disposizione: l’attività marittima, in specie portuale. Caratteristica e risorsa legate per natura agli scambi nel mondo (fatto per decenni incompreso), che sono una tipica manifestazione di libertà a livello universale. Ciò coincide con il ruolo scolastico descritto fin qui, e dunque, pure le potenzialità energetiche territoriali costituiscono motivo ulteriore perché la scuola livornese muti indirizzo. Mutandolo inizierebbe a svolgere davvero il proprio compito. Conoscenza storica per formare il cittadino responsabile, attore della libertà, rispettoso della diversità individuale e tollerante di ogni idea anche avversaria, contrapponendosi al terrorismo intollerante dell’esistenza d’Israele nonché all’avallarlo (moda diffusa). Al tempo stesso, educherebbe a rifuggire l’ossequiare i gestori del potere non confondendo mai la libertà con idee riferite a masse indistinte di cittadini. Insieme manterrebbe il carattere di protesi umana agli aspetti dell’Intelligenza Artificiale, che, innescando un’interconnessione tentacolare, offre servizi informativi e lavoro intellettuale a distanza, in tempi pressoché istantanei. Aumentando ruolo e peso degli individui, con l’urgenza conseguente di adeguare sempre le regole del convivere e schivando i social i quali, snobbando la scienza, negano lo spirito critico individuale e le radici di ogni dialettica per conoscere. Questa è la scuola dei liberali, realistica, attiva e non conformista.