L’Occidente si dissolve? – Da alcune settimane emerge con chiarezza che è collassato il disegno ultradecennale NATO del segretario Stoltenberg, di resuscitare la guerra fredda contro la Russia per mezzo del caso Ucraina. Soprattutto (ma non solo) i grandi quotidiani italiani, sulla scorta di notizie allarmatissime dall’UE, martellano sull’idea che ciò sia frutto dall’arrivo di Trump e che comporti il grave pericolo del dissolversi dell’Occidente.
E’ un’idea sbagliata nei fondamentali. Intendo spiegarlo prendendo spunto dagli articoli di questi giorni di tre rilevanti personaggi, Lucio Caracciolo, Mario Draghi e Federico Rampini. Tutti e tre hanno una ampia visione del mondo ma trascurano non per caso il ruolo dei cittadini, nell’UE e negli USA. Atteggiamento davvero non incisivo quando l’argomento è la convivenza in Occidente.
Parole di Caracciolo – Caracciolo alterna considerazioni esatte (“noi europei siamo al meglio attori secondari”) ed inesatte (“il formato Ue scade insieme a quello Nato”), visto che la NATO è un’alleanza militare dell’aprile 1949, mentre il Trattato di Roma, fine marzo 1957, è un’istituzione civile di nuovo tipo fatta nascere dal liberale Gaetano Martino nel solco dell’economia quotidiana aperta degli abitanti dei sei stati fondatori.
Poi Caracciolo, sempre con il pregiudiziale identificare Europa e NATO, critica “la retorica atlantista ed europeista” che ha mascherato la realtà, però accetta che la ripresa UE possa passare da “un percorso comune fra i principali Paesi europei”. Solo che l’Europa dei Trattati di Roma non era solo un accordo tra gli Stati bensì prefigurava una collaborazione concreta tra i cittadini (insopprimibile senza sopprimere l’Europa).
In seguito, Caracciolo ricorda che un obiettivo prioritario degli americani è scardinare la coppia Russia-Cina “paradossalmente unite dagli Stati Uniti nella crisi ucraina” (quindi, pur identificando USA e NATO, riconosce che la crisi Ucraina ha avuto l’effetto opposto al desiderato). Inoltre un obiettivo strutturale USA è richiedere “ai non più protetti europei sacrifici che non siamo in grado di sostenere”, poiché gli europei sono fermi all’idea “che la guerra in Europa fosse stata abolita per sempre”. Infine Caracciolo conclude sulla linea Stoltenberg “le principali vittime sono e saranno gli ucraini, che… paiono allo stremo…. C’era una volta l’Occidente”. Questa è una narrazione che prescinde dai fatti.
Da lungo tempo la NATO operava in Ucraina per attizzarla contro la Russia. L’Ucraina, dieci anni fa, aveva firmato a Minsk un trattato con Francia, Germania e Russia che prevedeva di inserire in Costituzione l’autonomia del Donbas. Kiev ha modificato la Costituzione senza inserirvi l’autonomia del Donbas. E ciò ha portato all’invasione dell’autocratica Russia. Un po’ alla volta, però, i fautori della guerra fredda a Putin tramite l’Ucraina sono restati invischiati nella loro stessa rete di notizie gonfiate per snaturare la libertà occidentale facendone un mezzo di imperio. E’. la riprova che l’Occidente svanisce quando dimentica quale sia la libertà che lo distingue.
Parole di Draghi – Mario Draghi, alla settimana parlamentare 2025 a Strasburgo, ha detto cose giuste in teoria ma omesso il tema cittadini, che è quello decisivo. Collegandosi ai suoi noti rapporti, ha constatato la condizione di fatto : “il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce”. Ma non è andato oltre al constatare. Non basta affermare l’ovvio (“per far fronte alle sfide, è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato”). E’ indispensabile dire il come arrivarci. E sul punto silenzio. Anzi, una conclamata inconsapevolezza di quale sia la chiave funzionante: recuperare il ricorso al confrontarsi politico dei cittadini e alle loro libere decisioni, messo in soffitta da decenni. Ma Draghi questa libertà non la coglie. Addirittura non la inserisce neanche tra i motivi fondativi (“l’UE è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, la giustizia e l’illusione, tanta roba. Siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci se vogliamo difendere questi valori fondamentali o vogliamo mollare la presa”. Proprio non afferra il valore fondamentale della libertà dei cittadini al fine di affrontare le turbolenze del mondo che la Presidenza Trump ha messo in evidenza.
Parole di Rampini – Federico Rampini osserva meticoloso “Putin viene ri-legittimato dopo che l’Occidente lo aveva messo al bando per quasi tre anni. Zelensky è relegato in secondo piano. L’Europa pure, incassa una umiliazione”. Poi precisa “È ipocrita continuare a fingere che l’Ucraina potesse vincere sul piano militare: la guerra era, nella migliore delle ipotesi, in una situazione di stallo da molto tempo e non per colpa di Trump. Semmai la colpa è dell’aiuto troppo limitato e contraddittorio che l’Occidente ha dato agli ucraini, molto prima che Trump tornasse alla Casa Bianca”. Del resto, continua Rampini, l’UE “è un gigante economico, dieci volte più ricco della Russia (letteralmente), ma quante divisioni ha?” Del resto la divisione dell’UE è palese, e costituisce “uno spettacolo che conforta Trump e Putin nel loro disprezzo verso gli europei. Che l’Ucraina entri pure nell’Unione, dunque”. Per di più “regalare l’Ucraina all’Ue è la classica polpetta avvelenata. L’Europa è malata di stagnazione, ha una pressione fiscale tremenda, non brilla per la sua capacità di creare occupazione ben pagata, di innovare, di beneficiare dalle rivoluzioni tecnologiche. Accogliere l’Ucraina verrebbe vissuto come un onere spaventoso. Prima, per i costi della sua ricostruzione. Poi, perché l’Ucraina avrebbe da subito il diritto a enormi trasferimenti di risorse per le sue regioni depresse e per la sua grossa agricoltura”.
Rampini cita un noto storico conservatore non trumpiano, il quale domanda “se l’Occidente transatlantico sopravvivrà come forza attiva negli affari globali”?. E Rampini osserva che “i principali governi occidentali non sono disposti a fornire all’Ucraina abbastanza aiuti da rendere la vittoria un obiettivo realistico”. Nel suo scritto, afferma pure che “il risultato finale della politica di Trump per l’Ucraina sarà probabilmente lo stesso di quella di Joe Biden: l’Ucraina perderà territorio, e non avrà un futuro sotto l’ombrello dell’Articolo 5 della NATO. La domanda è cosa accadrà dopo…. Biden riteneva che l’unità della NATO fosse il miglior deterrente contro gli attacchi russi e la chiave per la stabilità in Europa. La visione del team di Trump è completamente diversa. L’Ue ha più popolazione e più risorse della Russia e dovrebbe essere perfettamente in grado di contenere Mosca. Washington non può essere trascinata in una responsabilità prolungata per il futuro dell’Ucraina. Contenere la Russia è un problema europeo”. Oltretutto, sottolinea Rampini, è chiara la divergenza di opinioni. “Per molti europei e i loro alleati americani, la presidenza di Trump è un attacco alla democrazia oltre che alla solidarietà transatlantica.Per i sostenitori del presidente, invece, sono gli europei ad aver tradito l’Occidente.Strategie di difesa nazionale sbagliate, politiche economiche autolesioniste, censura e misure culturali e migratorie suicide hanno eroso le basi strategiche e morali che un tempo univano l’Occidente”.
Accuse all’UE – Una simile accusa di tradimento, anche se viene da un pulpito interessato, è fondata, soprattutto se si allarga alla NATO e al rapporto di sudditanza UE nei suoi confronti. Ciò è potuto accadere poiché a poco a poco l’UE, concepita imperniata sull’attività dei cittadini, ha prima arrestato il suo cammino e, dopo Maastricht nel 1992, ha perfino iniziato ad invertirlo per ritornare alla vecchia concezione degli stati di potere e alle loro pratiche di convenienza governativa, fondata sulle alleanze di forza e non sui principi civili.
Così, da anni l’UE ha accettato passivamente le manovre NATO inclini alla guerra fredda tramite l’Ucraina. Anzi, si è addirittura impegnata ad esserne una corifea, facendo riferimento ai valori di libertà e di autodeterminazione dei popoli. Tuttavia una simile posizione non funziona. Per struttura è incompatibile con la realtà UE dell’ultimo trentennio. Che non è davvero quella dei Trattati di Roma, e non corrisponde ad un impegno di libera partecipazione dei rispettivi cittadini nel segno della libertà delle idee e della circolazione di persone e di merci. Inoltre l’UE del dopo Maastricht neppure è un vero soggetto geopolitico , siccome i veri stati si fondano su una popolazione in sostanza omogenea (non nella UE). L’UE attuale è solo un tentativo di ritornare ad un tipo di organizzazione del passato, ispirata a criteri di potenza territoriale e di governo nelle mani di pochi, non dei cittadini.
Di un tale dato di fatto, non hanno preso coscienza né gli ambienti UE al comando negli ultimi tre decenni né quelli dei giornali comunque allineati al conformismo vigente. La mancata coscienza li ha spinti a rifugiarsi, per dar valore al proprio presunto ruolo imperiale, nel fabbricare scenari immaginifici, sempre sorvolando sui cittadini. L’immaginazione è saltata non tanto con l’uscita di scena del vecchio segretario NATO, quanto con l’arrivo di Trump. Ecco perché è tanto odiato. Ha rotto privilegi consolidati e l’abitudine al regime e al conformismo derivante. Negli USA e nell’UE.
Ci sono celebri giuristi scandalizzati per l’accusa del vice Trump all’UE di negare la libertà, mentre lui fa visita al capo dell’estrema destra tedesca. Non si rendono conto che scandalizzarsi per questo motivo, conferma l’accusa. Meno male che ci sono alcuni giornalisti, come Taino uno dei pochi di cultura liberale, che ricordano come l’UE non sia stata all’altezza di affrontare le sfide della difesa e dell’economia, due sfide inseparabili per sopravvivere.
Il ritorno ai fondamenti – L’essenziale per l’Occidente e per l’UE è tornare ai fondamentali. Riscoprendo che la libertà civile può essere protagonista solo quando i meccanismi dei rapporti tra i cittadini individui sono davvero all’insegna dei contrappesi, del rimuovere il conformismo, dell’agire dinamico, del contenere le élites. Le strutture obsolete, suddivise in modo rigido dal ritorno al passato, generano debolezza nociva. La vera sfida non è il tran tran immobilista, ma cambiare per prosperare. Iniziando, nel caso UE, dal dibattere tra i cittadini i temi della Difesa e dell’Economia UE.